Il provvedimento amministrativo di nomina dell'amministratore condominiale, pur essendo atto interno all'organizzazione condominiale, assume rilevanza esterna e produce effetti nei confronti dei terzi, i quali sono tenuti a considerare come legittimato a rappresentare il condominio colui che risulta formalmente investito della carica di amministratore. Pertanto, l'amministratore di condominio, anche dopo la cessazione del suo incarico, conserva la legittimazione processuale per impugnare le decisioni assunte durante il suo mandato, salvo che non sia intervenuta una formale revoca o sostituzione comunicata ai terzi. Tuttavia, in assenza di tali presupposti, la condanna alle spese processuali non può essere posta a carico personale dell'ex amministratore, in quanto egli ha agito nell'esercizio delle sue funzioni, senza che ricorrano i "gravi motivi" di cui all'art. 94 c.p.c. che giustificherebbero una siffatta statuizione.