Cassazione penale Sez. I sentenza n. 35625 del 5 agosto 2019

ECLI:IT:CASS:2019:35625PEN

Massima

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La massima giuridica che si può trarre dalla sentenza è la seguente: L'associazione di tipo mafioso ex art. 416-bis c.p. si configura quando tre o più persone fanno parte di un'associazione che si avvalga della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per commettere delitti, per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici o per realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé o per altri ovvero al fine di impedire od ostacolare il libero esercizio del voto o di procurare voti a sé o ad altri in occasione di consultazioni elettorali. La condotta di partecipazione all'associazione mafiosa non può consistere in un mero status o in una condivisione meramente psicologica del programma criminoso, ma deve sostanziarsi in un agire concreto e causalmente efficace rispetto agli scopi dell'associazione, che può assumere forme e contenuti diversi e variabili, purché esprima un inserimento strutturale e organico nell'organizzazione criminosa. L'elemento soggettivo della condotta di partecipazione si configura quando ricorra la consapevole volontà di far parte della compagine criminosa al fine di condividerne l'attività svolta e gli obiettivi criminali. Ai fini della configurabilità del reato associativo non è necessario che il vincolo tra il singolo e l'organizzazione si protragga per una certa durata, ben potendo ravvisarsi il reato anche in una partecipazione di breve periodo. La valutazione circa il riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche ex art. 62-bis c.p. costituisce un giudizio di merito che deve essere giustificato nei limiti atti a far emergere in misura sufficiente l'esistenza di una effettuata valutazione circa l'adeguamento della pena concreta alla gravità effettiva del reato e alla personalità del reo, senza che il giudice sia tenuto a prendere in considerazione tutti gli elementi prospettati dall'imputato, essendo sufficiente che egli spieghi e giustifichi l'uso del potere discrezionale conferitogli dalla legge con l'indicazione delle ragioni ostative alla concessione e delle circostanze ritenute di preponderante rilievo, avuto riguardo ai parametri di cui all'art. 133 c.p. Anche in tema di applicazione della recidiva, il giudice è tenuto a verificare in concreto se, a fronte di precedenti condanne, la ricaduta nel reato sia effettivamente espressiva di una maggiore riprovevolezza soggettiva e di una più spiccata pericolosità, senza che ciò comporti un automatismo nell'applicazione dell'aggravante.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DI TOMASSI Mariastefania - Presidente

Dott. CASA Filippo - rel. Consigliere

Dott. BONI Monica - Consigliere

Dott. LIUNI Teresa - Consigliere

Dott. RENOLDI Carlo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 26/09/2017 della CORTE APPELLO di NAPOLI;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dott. CASA FILIPPO - RENOL…

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