La sanzione pecuniaria prevista dall'art. 33, comma 2, del d.P.R. n. 380/2001, in caso di impossibilità di eseguire la demolizione dell'abuso edilizio, deve essere determinata sulla base della superficie convenzionale ai sensi dell'art. 13 della legge n. 392/1978 e del costo unitario di produzione risultante dall'ultimo decreto ministeriale aggiornato alla data di esecuzione dell'abuso, con successiva attualizzazione dell'importo complessivo secondo l'indice ISTAT del costo di costruzione. La "data di esecuzione dell'abuso" deve intendersi come il momento di realizzazione delle opere abusive, e non il momento dell'accertamento, della denuncia o dell'irrogazione della sanzione, in quanto tale interpretazione è maggiormente aderente al dato testuale della norma e consente di determinare la sanzione in misura corrispondente all'effettivo valore delle opere abusive, contemperando gli interessi in conflitto. Infatti, il legislatore ha inteso prevedere una sanzione pecuniaria alternativa alla demolizione, che tenga conto dell'effettivo valore delle opere abusive al momento della loro realizzazione, e non di un valore inferiore e risalente al passato, non più ancorato all'effettivo valore del bene. Tale interpretazione è coerente con la ratio della norma, volta ad evitare la demolizione ove vi siano obiettive difficoltà tecniche, ma comunque ad esercitare il potere sanzionatorio attraverso una misura reale in forma pecuniaria con la stessa identica funzione risarcitoria della collettività offesa dall'abuso edilizio.