Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 24622 del 15 giugno 2009

ECLI:IT:CASS:2009:24622PEN

Massima

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Il pubblico ufficiale, come il Sindaco, risponde del reato di rifiuto di atti d'ufficio di cui all'art. 328 c.p., comma 1, non solo quando vi sia una specifica richiesta o ordine di compiere l'atto, ma anche quando sussista una situazione di urgenza sostanziale che imponga il suo intervento immediato, in modo tale che la sua inerzia assuma la valenza di un rifiuto. Tuttavia, perché ricorra tale fattispecie, è necessario che l'urgenza sia ricollegabile a interessi pubblicistici di particolare rilevanza, come quelli di igiene e sanità pubblica, e non meramente a esigenze di decoro urbano. Pertanto, in assenza di una situazione di urgenza qualificata, che imponga l'intervento immediato del pubblico ufficiale per scongiurare un pregiudizio irreparabile, il reato di rifiuto di atti d'ufficio non può ritenersi integrato, anche qualora sussistano obblighi amministrativi di intervento, come quelli previsti dal D.Lgs. n. 22/1997, art. 14, in capo al Sindaco per la bonifica di aree comunali occupate abusivamente da rifiuti.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DI VIRGINIO Adolfo - Presidente

Dott. GRAMENDOLA Francesco - Consigliere

Dott. COLLA Giorgio - Consigliere

Dott. CONTI Giovanni - Consigliere

Dott. PAOLONI Giacomo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

GA. An. , n. a (OMESSO);

avverso la sentenza in data 11 giugno 2008 della Corte di appello di Potenza;

Visti gli atti, la sentenza denunziata e il ricorso;

Udita in pubblica udienza la relazione fatta dal Consigliere Dott. CONTI Giovanni;

Udito il Pubblico ministero, in persona del Sostituto Procuratore Generale Dott. CEDRANGOLO Oscar, che ha concluso per il rigetto del ricorso;

Udito per il ricorrente l'a…

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