La qualifica di pubblico ufficiale attribuita alle guardie venatorie volontarie e alle guardie particolari giurate consente loro di esercitare poteri certificativi e autoritativi nell'ambito della vigilanza e tutela della fauna selvatica, patrimonio indisponibile dello Stato. Pertanto, la formazione di falsi verbali di accertamento di infrazioni alla attività venatoria da parte di tali soggetti integra il delitto di falso in atto pubblico, mentre la prospettazione di favorire le parti offese in relazione alle contravvenzioni elevate illegittimamente, in cambio della loro iscrizione all'associazione venatoria di cui il soggetto ricopriva la carica di comandante provinciale, configura il reato di tentata concussione, essendo sufficiente il vantaggio derivante dall'incremento degli associati, che conferisce all'associazione un maggior peso nei rapporti con gli enti istituzionali, a prescindere dall'utilità economica. Tuttavia, l'estinzione dei reati per intervenuta prescrizione, in assenza di evidenza della non colpevolezza degli imputati, comporta l'annullamento senza rinvio della sentenza impugnata.