Cassazione penale Sez. V sentenza n. 4715 del 31 gennaio 2003

ECLI:IT:CASS:2003:4715PEN

Massima

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La contraffazione dell'impronta di un timbro pubblico, mediante l'utilizzo di uno strumento atto a riprodurla in serie su documenti o cose diverse, integra il reato di cui all'art. 468 c.p., distinto dalla fattispecie di cui all'art. 469 c.p. (contraffazione di sigillo) in cui la creazione delle impronte contraffatte richiede mezzi diversi e un'opera particolare per ciascuna di esse. Ai fini della configurabilità della continuazione tra i reati di cui agli artt. 468 e 469 c.p., commessi in tempi ravvicinati, è necessario valutare tutti gli elementi utili che connotano la condotta, non essendo sufficiente il solo decorso di un breve lasso temporale per escludere l'unicità del disegno criminoso. La valutazione circa la sussistenza della continuazione tra i reati di cui agli artt. 468 e 469 c.p. deve essere effettuata dal giudice di merito, il quale, in caso di accertamento positivo, dovrà applicare la relativa disciplina sanzionatoria.

Sentenza completa

MOTIVI DELLA DECISIONE
S. F. ricorre avverso la sentenza della corte d'appello di Reggio Calabria, confermativa di quella del pretore di Locri, sez. Paulonia, con la quale veniva condannato per il resto ex art. 468 c.p., per avere contraffatto l'impronta del timbro dell'Ufficio della Motorizzazione di Reggio Calabria, apposta più volte sulla carta di circolazione di autocarri.
Egli lamentava vizio di motivazione:
a) in ordine al rigetto dell'eccezione di preclusione da giudizio giudicato in riferimento alla sentenza 1.12.94 della corte d'appello di R. Calabria, avente ad oggetto analogo reato, commesso nello stesso periodo di quello gravato nel presente procedimento;
b) in ordine al diniego delle generiche e della continuazione col reato di cui alla citata sentenza.
- Chiaramente infondata è la prima censura, posto che i fatti di cui ai procedimenti in questione sono diversi sia in ragione dell'oggetto materiale, sia perché l' art. …

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