Cassazione penale Sez. II sentenza n. 26796 del 20 giugno 2014

ECLI:IT:CASS:2014:26796PEN

Massima

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Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: Nei reati associativi di tipo mafioso, ai fini della sussistenza di gravi indizi di colpevolezza a carico dell'indagato, non è necessario che le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia si riferiscano a specifici reati-fine attribuiti all'indagato, essendo sufficiente che tali dichiarazioni convergano sull'appartenenza dell'indagato al sodalizio criminoso, in quanto il "fatto" da dimostrare non è il singolo comportamento dell'associato, bensì la sua stabile e volontaria compenetrazione nel tessuto organizzativo del sodalizio. Pertanto, eventuali difformità o lacune nelle dichiarazioni dei collaboratori circa i singoli reati-fine non inficiano la valutazione complessiva della gravità degli indizi di colpevolezza, purché le dichiarazioni convergano sull'appartenenza dell'indagato all'associazione mafiosa.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CASUCCI Giuliano - Presidente

Dott. FIANDANESE Franco - Consigliere

Dott. MACCHIA Alberto - Consigliere

Dott. DAVIGO P. - rel. Consigliere

Dott. DI MARZIO Fabrizio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS), nato a (OMISSIS);

avverso l'ordinanza del 15/10/2013 del Tribunale di Napoli;

visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;

udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. Piercamillo Davigo;

udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale Dr. ((omissis)), che ha concluso chiedendo che il ricorso sia rigettato.

RITENUTO IN FATTO

1. Con ordinanza del 13.9.2013 il G.I.P. del Tribunale di Napoli dispos…

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