Cassazione penale Sez. V sentenza n. 38724 del 3 novembre 2010

ECLI:IT:CASS:2010:38724PEN

Massima

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Il giudice di pace non può pronunciare l'assoluzione per non aver commesso il fatto quando gli elementi di prova raccolti nel processo dimostrano inequivocabilmente la commissione dei reati contestati all'imputato, anche se questi abbia agito in risposta a comportamenti offensivi e minacciosi della persona offesa in un contesto di reciproche ingiurie e minacce. In tali casi, il giudice può al più riconoscere l'esimente della provocazione per l'ingiuria o l'attenuante della provocazione per la minaccia, ma non può assolvere l'imputato per non aver commesso il fatto, essendo tale formula assolutoria in contrasto con le risultanze processuali che accertano la commissione dei reati. L'accertamento della reciprocità delle offese e delle minacce non esclude la sussistenza dei reati, ma può al più rilevare ai fini dell'applicazione di cause di non punibilità o di circostanze attenuanti, senza però giustificare un'assoluzione per insussistenza del fatto.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FERRUA Giuliana - Presidente

Dott. DUBOLINO Pietro - Consigliere

Dott. SANDRELLI Gian Giacomo - Consigliere

Dott. PALLA Stefano - Consigliere

Dott. BRUNO Paolo Antonio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto il 25.11.2009 da:

Procuratore Generale presso la Corte d'Appello di Sassari;

avverso la sentenza del Giudice di pace di Sassari;

nel procedimento a carico di:

SA. Se. , nato a (OMESSO);

Sentita la relazione del consigliere dr. Paolo Antonio BRUNO;

Sentite le conclusioni del P.G. in sede, in persona del Sostituto dr. Giovanni D'Angelo, che ha chiesto l'annullamento con rinvio della sentenza impugna…

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