La confisca per equivalente, pur avendo un prevalente carattere afflittivo e sanzionatorio, persegue anche l'esigenza di privare l'autore del reato di un valore equivalente a quanto illecitamente conseguito dalla commissione del reato. Tuttavia, trattandosi di una disposizione di natura anche sostanziale, essa è soggetta al divieto di retroattività della norma in malam partem ex art. 25 Cost. e art. 2 c.p., comma 4, e pertanto non può essere applicata ai fatti commessi anteriormente alla sua entrata in vigore, anche nel caso di reati rientranti nella previsione dell'art. 322-ter c.p. La confisca per equivalente, in quanto misura di carattere afflittivo e sanzionatorio, non può essere disposta in relazione a un reato già prescritto, in quanto ciò violerebbe il principio di legalità e di irretroattività della norma penale sfavorevole. La giurisprudenza di legittimità ha infatti escluso, con orientamento consolidato, che la disposizione dell'art. 578-bis c.p.p., introdotta successivamente alla commissione del fatto, possa trovare applicazione ai reati commessi in epoca anteriore, in quanto ciò determinerebbe una inammissibile applicazione retroattiva di una norma di natura sostanziale. La confisca per equivalente, pur perseguendo anche finalità di privazione del profitto illecito, ha una prevalente connotazione sanzionatoria, sicché il suo mantenimento in relazione a un reato già prescritto si porrebbe in contrasto con i principi di legalità e di irretroattività della norma penale sfavorevole, sanciti dalla Costituzione e dal codice penale.