Il funzionario pubblico che, abusando del proprio accesso al sistema informatico, alteri dati e informazioni al fine di procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto, commette il reato di frode informatica, il quale concorre materialmente con il reato di falso in documento informatico, in quanto la falsificazione costituisce artificio per realizzare la truffa. La responsabilità del funzionario pubblico è ravvisabile anche quando il beneficiario della prestazione previdenziale non dovuta non contesti all'ente erogatore la liquidazione ricevuta, essendo inverosimile che il funzionario gli abbia conferito una sorta di liberalità autonomamente deliberata. La valutazione delle risultanze probatorie e la motivazione della responsabilità penale rientrano nella discrezionalità del giudice di merito, la cui decisione è insindacabile in sede di legittimità se logica, adeguata e priva di contraddizioni. Il trattamento sanzionatorio, anch'esso adeguatamente motivato in relazione alla gravità del danno cagionato, non è censurabile in cassazione.