Il diritto di critica politica, pur se espresso in termini forti e incisivi, non integra il reato di diffamazione a meno che non contenga espressioni palesemente offensive e gratuitamente lesive della reputazione altrui, non giustificate dal contesto e dalle finalità del confronto dialettico. L'intervistato non risponde delle modalità di presentazione e titolazione dell'articolo, che esulano dalla sua sfera di dominio e controllo, salvo la prova di un suo diretto concorso nelle scelte editoriali. La valutazione del carattere diffamatorio di un articolo deve tenere conto dell'intero contesto comunicativo, comprensivo di titoli e sottotitoli, senza limitarsi ad un'analisi atomistica delle singole espressioni, essendo tali elementi idonei a impressionare e fuorviare il lettore, ingenerando giudizi lesivi della reputazione. Tuttavia, tale principio non può essere esteso all'intervistato, che risponde solo delle dichiarazioni effettivamente da lui rese e non della coloritura giornalistica data all'intervista.