Le opere realizzate in difformità dai titoli edilizi e paesaggistici, anche se di modesta entità e strumentali all'esercizio dell'attività, costituiscono variazioni essenziali ai sensi dell'art. 32, comma 3, del D.P.R. n. 380/2001, in quanto effettuate su immobili sottoposti a vincolo paesaggistico. Pertanto, l'Amministrazione è tenuta a ordinarne il ripristino dello stato dei luoghi, non essendo sufficiente il mero accertamento di compatibilità paesaggistica ex post, che presuppone una specifica istanza dell'interessato ai sensi dell'art. 167, comma 4, del D.Lgs. n. 42/2004. L'ordine di demolizione non può essere evitato nemmeno qualora le opere difformi risultino di modesta entità o comunque ascrivibili alla manutenzione straordinaria, in quanto il regime sanzionatorio previsto per le variazioni essenziali non ammette alternative alla misura ripristinatoria. Inoltre, la mancata qualificazione analitica delle singole difformità non inficia la legittimità del provvedimento, atteso che, in presenza di vincolo paesaggistico, qualunque difformità edilizia si considera essenziale ai sensi dell'art. 32, comma 3, del D.P.R. n. 380/2001. Infine, l'eventuale impossibilità di addivenire alla riduzione in pristino senza pregiudizio delle opere conformi al titolo edilizio originario può essere valutata solo in sede esecutiva dell'ordinanza di demolizione, su istanza di parte.