La pianificazione urbanistica comunale è connotata da ampia discrezionalità amministrativa, che consente all'ente locale di modificare le previgenti destinazioni d'uso del territorio, anche accorpando in una medesima zona omogenea aree precedentemente classificate in modo diverso, purché tale scelta non risulti arbitraria, irrazionale o irragionevole. L'amministrazione può legittimamente determinare, per le nuove costruzioni in zone residenziali, indici di densità edilizia inferiori a quelli esistenti, al fine di garantire un maggiore respiro al centro abitato, senza che ciò richieda una specifica motivazione, salvo il caso in cui la modifica incida su posizioni connotate da una fondata aspettativa sulla precedente destinazione urbanistica. La mancata espressa determinazione dell'indice di densità territoriale non comporta l'invalidità dello strumento urbanistico, potendo tale indice risultare in via derivata dall'indice di densità fondiaria fissato. Infine, il superamento del limite minimo di densità edilizia di 0,50 mc/mq. previsto per le zone C1 dalla legge regionale non determina l'illegittimità della classificazione di un'area in tale zona, essendo sufficiente il rispetto del limite di 0,55 mc/mq. stabilito dalla variante.