La massima giuridica che si può trarre dalla sentenza è la seguente: Il provvedimento di revoca di contributi pubblici già erogati, motivato dall'accertata insussistenza dei requisiti previsti dalla legge per la loro concessione, rientra nella giurisdizione del giudice amministrativo, in quanto manifestazione del potere di autotutela dell'amministrazione, anche quando il beneficiario abbia acquisito una posizione di diritto soggettivo perfetto. Ciò in quanto la concessione di tali contributi comporta l'esercizio di una valutazione tecnico-discrezionale da parte dell'amministrazione, non limitata alla mera verifica di condizioni predeterminate dalla legge. L'efficacia di giudicato della sentenza penale di condanna per il reato di truffa aggravata, che abbia accertato la falsità della documentazione prodotta dal beneficiario a sostegno della domanda di contributo, impedisce la riproposizione nel giudizio amministrativo delle medesime questioni di fatto già definitivamente risolte in sede penale, in applicazione dell'art. 654 c.p.p. La revoca del contributo, in tal caso, non può essere censurata per carenza istruttoria o difetto di motivazione, essendo l'accertamento della insussistenza dei presupposti per la concessione del beneficio già definitivamente acquisito.