Cassazione penale Sez. V sentenza n. 49572 del 27 novembre 2014

ECLI:IT:CASS:2014:49572PEN

Massima

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Il delitto di ingiuria sussiste quando l'agente, consapevolmente, faccia uso di parole ed espressioni socialmente interpretabili come offensive, a prescindere dalla sussistenza di un animus iniuriandi vel diffamandi, essendo sufficiente il dolo generico, anche nella forma del dolo eventuale. Le dichiarazioni della persona offesa, adeguatamente valutate nella loro credibilità soggettiva e attendibilità intrinseca, possono da sole fondare un giudizio di colpevolezza, senza necessità di ulteriori riscontri, salvo che nel caso in cui la persona offesa si sia costituita parte civile, nel qual caso può essere opportuno procedere a un più penetrante e rigoroso apprezzamento delle stesse. Il giudice di merito gode di ampia discrezionalità nella valutazione delle risultanze processuali, il cui sindacato in sede di legittimità è precluso ove la motivazione risulti congrua e formalmente corretta.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. BEVERE Antonio - Presidente

Dott. OLDI Paolo - Consigliere

Dott. FUMO Maurizio - Consigliere

Dott. SABEONE Gerardo - Consigliere

Dott. LIGNOLA Ferdinando - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 4/2012 TRIBUNALE di PATTI, del 14/01/2013;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 26/09/2014 la relazione fatta dal Consigliere Dott. FERDINANDO LIGNOLA;

Il Procuratore generale della Corte di cassazione, dr. Vito D'Ambrosio, ha concluso chiedendo l'annullamento con rinvio;

il difensore dell'imputato, avv. (OMISSIS), ha chiesto l'accoglimento del ricorso.

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