La clausola di revisione periodica del prezzo prevista dall'art. 6 della legge n. 537/1993 (ora art. 115 del d.lgs. n. 163/2006) si applica automaticamente, ai sensi dell'art. 1339 c.c., ai contratti pubblici di servizi a esecuzione periodica o continuativa, anche in caso di mera proroga del rapporto contrattuale originario, senza necessità di una nuova negoziazione o manifestazione di volontà delle parti. La proroga, infatti, si configura come un semplice differimento del termine finale del contratto, che rimane regolato dalla sua fonte originaria, a differenza del rinnovo, che implica una nuova negoziazione tra le parti. Pertanto, in presenza di una proroga del contratto di appalto di servizi, il contraente pubblico è tenuto a riconoscere al fornitore il compenso revisionale maturato in base all'incremento degli indici di riferimento, senza poter opporre il mancato accordo sulla revisione prezzi. La tutela dell'interesse generale sottesa alla clausola revisionale prevale sulla regolamentazione pattizia, imponendone l'inserzione automatica nel contratto originario, anche in caso di mera proroga dello stesso.