Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 30471 del 18 luglio 2016

ECLI:IT:CASS:2016:30471PEN

Massima

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Il reato di resistenza a pubblico ufficiale, di cui all'art. 337 c.p., richiede il verificarsi di atti positivi di aggressione o minaccia che impediscano al pubblico ufficiale di compiere l'atto del proprio ufficio, rimanendo al di fuori della fattispecie un comportamento di mera disobbedienza o resistenza passiva. Pertanto, la mera fuga alla vista delle forze dell'ordine e il successivo tentativo di impedire la rimozione del proprio veicolo, senza l'uso di violenza o minaccia nei confronti degli operanti, non integrano gli estremi del reato di resistenza a pubblico ufficiale. Il giudice della convalida dell'arresto è legittimato a verificare la corretta qualificazione giuridica della condotta per la quale è stato disposto l'arresto, rientrando tale controllo negli accertamenti demandatigli dall'art. 391 c.p.p., mentre la verifica dei presupposti per l'affermazione di responsabilità è riservata al giudice della cognizione, in ragione della maggiore complessità dei relativi canoni di riferimento.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. IPPOLITO Francesco - Presidente

Dott. PETRUZZELLIS Anna - Consigliere

Dott. TRONCI Andrea - Consigliere

Dott. CALVANESE Ersili - rel. Consigliere

Dott. BASSI Alessandra - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Lodi;
nel procedimento contro:
(OMISSIS), nato in (OMISSIS);
avverso la ordinanza del 19 novembre 2015 del Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Lodi;
visti gli atti, il provvedimento denunziato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dott. CALVANESE Ersilia;
lette le richieste del Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Generale Dott. IACOVIELLO ((omissis)), che ha concluso chiedendo che…

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