Cassazione penale Sez. I sentenza n. 34985 del 17 settembre 2007

ECLI:IT:CASS:2007:34985PEN

Massima

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Il riconoscimento della continuazione tra reato associativo e fatti specifici non è sufficiente per il solo fatto che questi ultimi siano stati commessi in un contesto di criminalità organizzata e in un ambito territoriale ben definito, essendo invece necessario dimostrare l'esistenza del medesimo disegno criminoso, il quale ricorre soltanto quando i vari reati siano stati presenti nella mente dell'agente, almeno nelle linee essenziali, sin dal momento in cui viene posto in essere il primo di essi. Pertanto, il giudice dell'esecuzione, nel valutare la sussistenza dei presupposti per l'applicazione della disciplina del reato continuato, deve accertare non solo il nesso di strumentalità tra i singoli reati, ma anche l'unità di intento criminoso dell'agente, non essendo sufficiente il mero collegamento oggettivo tra i fatti, derivante dalla loro commissione nell'ambito di un'associazione per delinquere. Inoltre, l'onere della prova di tale unità di disegno criminoso grava sulla parte che ne richiede il riconoscimento.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. SILVESTRI Giovanni - Presidente

Dott. CANZIO Giovanni - Consigliere

Dott. URBAN Giancarlo - Consigliere

Dott. CAVALLO Aldo - Consigliere

Dott. CASSANO Margherita - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) CA. AN., N. IL (OMESSO);

avverso ORDINANZA del 22/12/2006 CORTE APPELLO di NAPOLI;

sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. CAVALLO ALDO;

lette le conclusioni del P.G. Dott. ((omissis)), il quale ha chiesto dichiararsi il ricorso inammissibile.

OSSERVA

Con ordinanza in data 22/12/2006 la Corte di appello di Napoli, deliberando in funzione di Giudice dell'esecuzione, non ravvi…

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