Il provvedimento amministrativo di chiusura di un circolo privato per mancanza della prescritta autorizzazione per la somministrazione di alimenti e bevande ai soci non incide sulla libertà di associazione, ma mira a reprimere un'attività esercitata fuori dai limiti di legge, nella consapevolezza del rappresentante del circolo che in precedenza aveva già provveduto a richiedere gli atti abilitativi. Pertanto, una volta che il circolo abbia ottenuto le necessarie autorizzazioni, viene meno l'interesse del ricorrente all'annullamento del provvedimento di chiusura, non essendo più attuale la contestazione della legittimità dell'azione amministrativa, la quale mirava esclusivamente a far cessare l'attività abusiva di somministrazione di alimenti e bevande senza la prescritta autorizzazione, e non a impedire l'esercizio della libera associazione. In tal caso, il giudice amministrativo deve dichiarare l'improcedibilità del ricorso per sopravvenuta carenza di interesse, non residuando alcun interesse, nemmeno strumentale o morale, alla decisione di merito, essendo stata superata la situazione di fatto e di diritto che aveva dato origine al contenzioso.