Cassazione penale Sez. II sentenza n. 39150 del 28 ottobre 2011

ECLI:IT:CASS:2011:39150PEN

Massima

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Il delitto di tentata estorsione si configura quando la condotta minacciosa, pur prospettandosi come finalizzata alla tutela di un preteso diritto, assume caratteri di tale forza intimidatoria da andare oltre il ragionevole intento di far valere tale diritto, coartando l'altrui volontà in modo ingiusto e finalizzato al conseguimento di un profitto indebito. In tali casi, la minaccia di diffondere fotografie compromettenti allo scopo di ottenere il pagamento di somme di denaro o la consegna di beni di valore integra gli estremi del delitto di tentata estorsione, e non quello di esercizio arbitrario delle proprie ragioni, in quanto la condotta violenta o minacciosa non è strettamente connessa alla finalità di far valere un preteso diritto, ma assume caratteri di sproporzione e gratuità tali da configurare una coartazione dell'altrui volontà finalizzata al conseguimento di un profitto ingiusto. Inoltre, la mera prospettazione di un generico rapporto pregresso, anche lavorativo, tra l'agente e la persona offesa, non è sufficiente a integrare gli estremi del delitto di esercizio arbitrario delle proprie ragioni, ove le richieste economiche avanzate risultino sproporzionate e prive di un effettivo fondamento giuridico. Infine, ai fini della determinazione del termine prescrizionale, per il reato tentato opera la riduzione di un terzo della pena massima edittale prevista per il reato consumato.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. PAGANO Filiberto - Presidente

Dott. PRESTIPINO Antonio - Consigliere

Dott. MACCHIA Alberto - Consigliere

Dott. DAVIGO Piercamillo - Consigliere

Dott. D'ARRIGO Cosimo - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

Sa. Vi. , nato ad (OMESSO);

avverso la sentenza emessa in data 2-19 novembre 2010 dalla Corte d'appello di Roma, n. 7203;

Sentita la relazione svolta in pubblica udienza dal Consigliere Dott. Cosimo D'Arrigo;

udito il P.M., in persona del Sostituto Procuratore Generale Dott. Volpe Giuseppe, che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso;

sentito l'avv. Siniscalchi Vincenzo e Viglione Fabio, difensori di fiducia del ricorrente…

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