Cassazione penale Sez. V sentenza n. 29887 del 20 agosto 2002

ECLI:IT:CASS:2002:29887PEN

Massima

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Il pubblico ufficiale che attesta falsamente in un atto pubblico l'esistenza di un rapporto di pubblico impiego, quando in realtà il soggetto è legato all'amministrazione da un contratto di appalto o di lavoro autonomo, commette il reato di falso ideologico in atto pubblico di cui all'art. 479 c.p. Ciò anche qualora l'assunzione del soggetto fosse stata legittima, in quanto il pubblico ufficiale ha l'obbligo di attestare fedelmente la natura giuridica del rapporto di lavoro. L'erronea qualificazione del rapporto di lavoro non esclude la sussistenza del dolo del reato, in quanto il pubblico ufficiale ha il dovere di verificare con diligenza la veridicità dei fatti che attesta nell'atto pubblico. Tuttavia, il reato può estinguersi per prescrizione, considerato il termine di 15 anni previsto dalla legge, tenuto conto delle eventuali cause di interruzione.

Sentenza completa

B. V., sindaco di Laurino, è stato condannato per il delitto di falso ideologico in atto pubblico per aver attestato in una delibera del 26 settembre 1986 che M. G. era un dipendente fuori ruolo del Comune di Laurino. In realtà secondo i giudici di merito (la condanna pronunciata dal Tribunale di Vallo della Lucania è stata confermata dalla Corte d'Appello di Salerno) con il M. era stato stipulato ripetutamente un contratto d'appalto e quindi egli non era un dipendente fuori ruolo.
La indicata delibera comunale intendeva dare attuazione all'art. 5 l. 8.1.79 n. 3 secondo cui le amministrazioni locali possono assumere personale per chiamata diretta, senza concorso pubblico o per prova pubblica selettiva, ma sola con riferimento al personale non di ruolo in servizio entro la data del 31.12.78 e alle dipendenze dell'ente al momento della delibera.
La Corte d'Appello di Salerno ricorda dettagliatamente i vari incarichi conferiti al M.: spazzino provvisorio…

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