L'annullamento in autotutela di un titolo edilizio, disposto dall'amministrazione comunale a distanza di circa dieci anni dalla sua presentazione, è legittimo solo se adeguatamente motivato in ordine alla sussistenza di un interesse pubblico specifico e prevalente rispetto all'interesse privato alla conservazione delle utilità acquisite, tenuto conto del rilevante arco temporale intercorso e dell'esito favorevole di un precedente procedimento amministrativo di verifica sulla completezza e veridicità della documentazione presentata a corredo della denuncia di inizio attività. In assenza di una siffatta motivazione, l'annullamento in autotutela risulta illegittimo per violazione dell'art. 21-nonies della legge n. 241 del 1990. Inoltre, l'annullamento del titolo edilizio determina la caducazione del presupposto alla base dell'ordinanza di demolizione, con conseguente necessità di annullare anche quest'ultimo provvedimento. Infine, l'intervento edilizio denunciato risulta comunque incompatibile con la disciplina urbanistica locale, che subordina gli interventi diretti sugli immobili alla previa approvazione di un piano di recupero, nonché con la normativa statale in materia di attività edilizia in assenza di strumenti urbanistici attuativi, non essendo stati integrati i presupposti di cui all'art. 9, comma 2, del d.P.R. n. 380 del 2001.