Il sequestro preventivo di beni, disposto dal giudice per l'ipotesi di reato di cui all'art. 677, comma 3, c.p., può essere confermato in sede di riesame, nonostante la successiva rinuncia ai ricorsi proposti avverso il provvedimento cautelare. In tali casi, il giudice di legittimità dichiara l'inammissibilità dei ricorsi, condannando i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e al versamento di una sanzione pecuniaria in favore della cassa delle ammende, in applicazione degli artt. 589 e 591, comma 1, lett. d), c.p.p. Tale pronuncia si fonda sul principio per cui la rinuncia ai mezzi di impugnazione non impedisce l'esame del merito del provvedimento cautelare, al fine di verificarne la legittimità e la correttezza, nell'interesse della corretta applicazione della legge e della tutela dell'ordinamento giuridico. Ciò in quanto il sequestro preventivo, essendo finalizzato alla cautela reale, risponde a esigenze di prevenzione e di giustizia sostanziale che trascendono la posizione individuale dei soggetti coinvolti, imponendo comunque il vaglio giurisdizionale sull'adozione e il mantenimento della misura, a prescindere dalla volontà delle parti.