Il sequestro preventivo disposto nell'ambito di un procedimento per l'applicazione di misure di prevenzione patrimoniali ex legge n. 575 del 1965 non è impugnabile mediante richiesta di riesame ex art. 322 c.p.p., ma esclusivamente attraverso l'opposizione prevista dall'art. 3-ter, comma 2, della medesima legge, da proporsi innanzi alla Corte d'Appello. Pertanto, il Tribunale del riesame non può conoscere di tale provvedimento cautelare reale, il quale è sottratto alla sua cognizione in ragione della specialità della disciplina dettata dalla legge antimafia, che prevede una tutela giurisdizionale differenziata rispetto a quella ordinaria. Ciò in quanto il sequestro di cui all'art. 2-ter della legge n. 575 del 1965 non rientra nell'ambito applicativo dell'art. 321, comma 2, c.p.p., relativo al sequestro preventivo delle "cose di cui è consentita la confisca", essendo esso finalizzato non alla confisca, ma all'ablazione di beni ritenuti di provenienza illecita nell'ambito di un procedimento per l'applicazione di misure di prevenzione. Pertanto, l'impugnazione di tale provvedimento cautelare non può essere qualificata come incidente di esecuzione, non essendo possibile "convertire" il gravame formalmente articolato come richiesta di riesame in tale diverso mezzo di impugnazione, il quale ha natura e funzione differenti dalla predetta richiesta.