Il provvedimento di informazione antimafia interdittiva, adottato dalla Prefettura sulla base di valutazioni discrezionali circa l'affidabilità e l'onorabilità dell'impresa, costituisce un atto amministrativo a carattere cautelare e preventivo, finalizzato a tutelare l'interesse pubblico all'integrità del mercato e della concorrenza, nonché a scongiurare il pericolo di infiltrazioni mafiose nell'economia legale. Tale provvedimento, pur incidendo in modo significativo sulla libertà di iniziativa economica dell'impresa, è legittimo quando risulti adeguatamente motivato e rispetti i principi di proporzionalità e ragionevolezza, tenendo conto delle specifiche circostanze del caso concreto. Tuttavia, l'impresa destinataria del provvedimento interdittivo può chiederne l'annullamento in sede giurisdizionale, dimostrando l'insussistenza dei presupposti di fatto e di diritto posti a fondamento dell'adozione del provvedimento, ovvero l'irragionevolezza e la sproporzionalità dello stesso rispetto agli scopi perseguiti. In tal caso, il giudice amministrativo è chiamato a effettuare un attento scrutinio della legittimità dell'atto, bilanciando l'interesse pubblico alla prevenzione del rischio di infiltrazioni mafiose con il diritto dell'impresa di esercitare liberamente la propria attività economica. Qualora il provvedimento interdittivo sia annullato, l'impresa ha diritto al ripristino della propria posizione giuridica e alla rimozione degli effetti pregiudizievoli derivanti dall'adozione dell'atto illegittimo.