Il creditore che agisce per il pagamento di un suo credito è tenuto unicamente a fornire la prova del rapporto o del titolo dal quale deriva il suo diritto, mentre spetta al debitore, che eccepisca un fatto estintivo, provare il medesimo. Il principio di non contestazione impone di ritenere provato e pacifico il credito del creditore nel suo ammontare, salvo che il debitore dimostri l'avvenuto pagamento. Qualora il debitore abbia provato il pagamento parziale del credito, l'onere della prova si sposta sul creditore, che dovrà dimostrare che il pagamento si riferisce ad un credito diverso. Il giudice di merito ha il potere di valutare le prove, di controllarne l'attendibilità e la concludenza, senza che il giudice di legittimità possa essere investito di una diversa interpretazione delle risultanze processuali. Tuttavia, il giudice di merito non può omettere di esaminare questioni rilevanti per la decisione, come quella relativa alla prevalenza del vincolo di destinazione ex art. 2645-ter c.c. sull'ipoteca giudiziale iscritta successivamente, qualora tale questione sia stata espressamente dedotta dalla parte. Il vincolo di destinazione costituito a favore di tutti i creditori del concordato preventivo è meritevole di tutela, in quanto consente la conoscibilità dello stato di crisi e preserva il patrimonio da atti di distrazione o iniziative volte ad avvantaggiare solo alcuni creditori in pregiudizio degli altri, realizzando il principio della par condicio creditorum.