Cassazione penale Sez. V sentenza n. 27742 del 21 giugno 2019

ECLI:IT:CASS:2019:27742PEN

Massima

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Il reato di minaccia sussiste quando le espressioni adoperate, valutate nel contesto in cui sono state pronunciate, risultano idonee a ingenerare nella persona offesa un fondato timore di subire un male ingiusto, senza che sia necessaria la prospettazione di un danno specifico e determinato. Ai fini della configurabilità del reato, non rileva la mera genericità delle espressioni utilizzate, essendo sufficiente che le stesse, in relazione alle circostanze del caso concreto, siano idonee a incutere nella vittima un ragionevole allarme per la propria incolumità. L'accertamento di tale idoneità è rimesso al prudente apprezzamento del giudice di merito, il cui giudizio non è sindacabile in sede di legittimità se sorretto da una motivazione logica e coerente, senza che il giudice di legittimità possa sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. SABEONE Gerardo - Presidente

Dott. SCARLINI E. V. S. - Consigliere

Dott. PISTORELLI Luca - Consigliere

Dott. SESSA Rena - rel. Consigliere

Dott. BRANCACCIO Matilde - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 08/01/2018 del TRIBUNALE di BENEVENTO;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere, Dott.ssa RENATA SESSA;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore, Dott. EPIDENDIO TOMASO, che ha concluso chiedendo il rigetto del ricorso;
il difensore, Avv. (OMISSIS), e' assente;
il difensore di parte civile presente si riporta alle conclusioni scritte che deposita unita…

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