La massima giuridica che si può trarre dalla sentenza è la seguente: La pubblica amministrazione può legittimamente annullare in autotutela gli atti di una procedura di gara per l'affidamento di un appalto pubblico qualora accerti che la stessa non sia stata correttamente inquadrata nell'ambito del finanziamento tramite terzi disciplinato dal d.lgs. n. 115/2008, con la conseguente inapplicabilità della relativa disciplina speciale, in particolare in ordine alla durata ventennale del contratto. In tal caso, l'annullamento in autotutela degli atti di gara e del contratto stipulato è sorretto da un interesse pubblico prevalente, volto a ricondurre la procedura a parametri di legittimità e a tutelare il pubblico erario da indebiti esborsi finanziari. Tuttavia, tale annullamento in autotutela, pur legittimo, può comportare la responsabilità precontrattuale della pubblica amministrazione per violazione dei principi di buona fede e correttezza, con conseguente obbligo di risarcire il danno emergente subito dall'impresa aggiudicataria, mentre non può dar luogo al risarcimento del lucro cessante e del danno curriculare, in quanto l'impresa non avrebbe comunque potuto divenire aggiudicataria di una gara illegittimamente impostata.