Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 24258 del 21 giugno 2021

ECLI:IT:CASS:2021:24258PEN

Massima

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Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: La condotta di chi si presenta falsamente come avvocato e fa credere alla persona offesa di aver avviato una procedura giudiziaria inesistente, al fine di ottenere indebitamente una somma di denaro, integra il reato di tentata truffa. Parimenti, l'apposizione del proprio nome su carta intestata di uno studio legale e la sottoscrizione di atti tipici della professione forense, pur non essendo abilitato all'esercizio della professione di avvocato, configura il reato di esercizio abusivo della professione. Tali condotte, caratterizzate da artifici e raggiri, non possono essere giustificate dalla mera disponibilità a prestare assistenza o dal successivo pagamento di una somma di denaro alla persona offesa, in quanto tali elementi non escludono la sussistenza degli elementi costitutivi dei reati contestati, accertati sulla base di una valutazione complessiva delle risultanze probatorie. Il giudice, nel determinare la pena, deve tenere conto della gravità della condotta, della sua unitarietà e non marginalità, nonché del comportamento processuale del reo e dell'eventuale risarcimento del danno, al fine di operare un bilanciamento equo e proporzionato delle circostanze aggravanti e attenuanti.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. BRICCHETTI ((omissis)) - Presidente

Dott. GIORDANO ((omissis)) - Consigliere

Dott. CALVANESE Ersilia - rel. Consigliere

Dott. GIORGI ((omissis)) - Consigliere

Dott. AMOROSO Riccardo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 15/09/2020 della Corte di appello di Milano;
visti gli atti, il provvedimento denunziato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere CALVANESE Ersilia;
lette le richieste del Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale ((omissis)), che ha concluso chiedendo che il ricorso sia dichiarato inammissibile.
RITENUTO IN FATTO
1. Con la sentenza in epigrafe indicata, la Corte di appello di Milano…

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