Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 18202 del 2 maggio 2019

ECLI:IT:CASS:2019:18202PEN

Massima

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Il pubblico ufficiale che, abusando del proprio ufficio, si rende complice di imprenditori privati nell'alterare il corretto svolgimento di procedure di evidenza pubblica, favorendo l'aggiudicazione di appalti in cambio di utilità personali, commette il reato di corruzione. In tali casi, la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza e di concreto pericolo di reiterazione del reato giustifica l'applicazione di misure cautelari personali, quali gli arresti domiciliari e il divieto temporaneo di esercitare la professione, al fine di impedire la prosecuzione della condotta illecita e tutelare l'interesse pubblico al corretto svolgimento delle procedure di affidamento degli appalti. La valutazione degli elementi indiziari, anche di natura indiziaria, come le intercettazioni telefoniche ed ambientali, i rapporti contrattuali tra le parti e i movimenti finanziari, rientra nella discrezionalità del giudice di merito, il cui apprezzamento non è sindacabile in sede di legittimità se sorretto da adeguata motivazione logica e coerente con i principi giuridici.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. MOGINI Stefano - Presidente

Dott. RICCIARELLI Massimo - Consigliere

Dott. BASSI Alessandra - Consigliere

Dott. COSTANTINI Anton - rel. Consigliere

Dott. ROSATI Martino - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso l'ordinanza del 26/11/2018 del Tribunale del riesame di Catania;
udita la relazione svolta dal Consigliere, Dott. ((omissis));
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale, Dott. ((omissis)), che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso;
udito il difensore, avv. (OMISSIS), che insiste nell'accoglimento del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Il Tribunal…

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