Cassazione penale Sez. V sentenza n. 9716 del 28 febbraio 2017

ECLI:IT:CASS:2017:9716PEN

Massima

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Il falso in dichiarazioni sull'identità personale, pur essendo un reato di natura formale, richiede comunque l'accertamento della responsabilità dell'imputato attraverso valutazioni di merito, senza che assumano rilievo determinante le dichiarazioni di terzi non qualificati come persone offese. La capacità di intendere e di volere dell'imputato, ove dedotta, deve essere specificamente provata, non potendosi presumere tale incapacità sulla base della sola condizione di tossicodipendenza, essendo questa una condizione soggettiva che non esclude necessariamente la piena imputabilità. La determinazione della pena, nel rispetto dei criteri di cui all'art. 133 c.p., rientra nel potere discrezionale del giudice di merito, la cui motivazione è immune da vizi logici o giuridici laddove faccia riferimento a elementi oggettivi e concreti, quali i precedenti penali dell'imputato.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. BRUNO ((omissis)) - Presidente

Dott. LAPALORCIA Grazia - Consigliere

Dott. VESSICHELLI Maria - Consigliere

Dott. SETTEMBRE Antonio - rel. Consigliere

Dott. GUARDIANO Alfredo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
avverso la sentenza del 26/04/2016 della CORTE APPELLO di PALERMO;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita in PUBBLICA UDIENZA del 12/01/2017, la relazione svolta dal Consigliere ANTONIO SETTEMBRE;
- Udito il Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte di Cassazione, Dr.ssa LORI Perla, che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. La…

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