Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza può essere così espresso: La responsabilità penale per i reati di bancarotta fraudolenta patrimoniale e per il delitto associativo finalizzato alla commissione di tali reati richiede, oltre all'accertamento dell'elemento oggettivo della concreta pericolosità del fatto distrattivo, anche la verifica dell'elemento soggettivo del dolo generico, ossia della consapevolezza e volontà dell'agente in ordine alla condotta in concreto pericolosa per l'integrità del patrimonio dell'impresa. Pertanto, la giovane età dell'amministratore, la sua estraneità di fatto alla gestione della società fallita, nonché la mera percezione di emolumenti, in parte restituiti al padre, possono escludere la sussistenza del dolo richiesto per i reati fine e, di conseguenza, del delitto associativo, in assenza di ulteriori elementi che dimostrino la piena consapevolezza dell'intento distrattivo dell'operato gestionale.