Il contratto di locazione di un immobile agevolato, anche se di natura transitoria e con clausola di recesso ad nutum, rientra nell'ambito di applicazione della normativa sull'edilizia abitativa agevolata e comporta la revoca dell'agevolazione concessa, qualora il canone pattuito risulti superiore a quello massimo previsto dalla legge provinciale. La simulazione di un contratto di precario immobiliare oneroso, al fine di dissimulare un contratto di locazione con canone superiore a quello consentito, non è idonea ad escludere l'applicazione della revoca dell'agevolazione, in quanto la qualificazione giuridica del negozio non dipende dalla denominazione utilizzata dalle parti, ma dalla sua sostanza economica e giuridica. L'obbligo di rispettare le disposizioni sull'edilizia abitativa agevolata, compreso il limite massimo del canone di locazione, permane in capo all'acquirente di un immobile agevolato, anche in caso di acquisto a seguito di procedura esecutiva, in virtù del subentro nell'agevolazione e negli obblighi derivanti dal vincolo sociale. La revoca dell'agevolazione, disposta per la violazione di tali obblighi, non può essere sostituita dalla meno grave sanzione della sospensione o del pagamento di importi corrispondenti al contributo, prevista per il caso di locazione senza autorizzazione, in quanto la norma che disciplina la revoca si applica in presenza di un canone di locazione superiore al massimo consentito, indipendentemente dall'autorizzazione.