Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza può essere così sintetizzato: Il conducente di un veicolo che subisce un danno a causa di un ostacolo presente sulla strada ha l'onere di dimostrare che l'evento dannoso sia riconducibile a una situazione di pericolo occulto o insidia non segnalata, al fine di poter invocare la responsabilità oggettiva del custode ai sensi dell'art. 2051 c.c. Tuttavia, qualora le risultanze istruttorie, come le dichiarazioni testimoniali e la documentazione fotografica, non offrano elementi sufficienti per ritenere che la causa del sinistro sia ascrivibile alle condizioni dell'ostacolo, il giudice può legittimamente attribuire la responsabilità dell'evento alla condotta di guida imprudente del conducente, senza che ciò integri un vizio di motivazione della sentenza. Infatti, il giudice di merito gode di ampio potere discrezionale nella valutazione delle prove e nella ricostruzione dei fatti, purché tale valutazione sia sorretta da una motivazione logica e coerente, che non necessariamente deve prendere in esame tutte le argomentazioni delle parti, essendo sufficiente che indichi le ragioni del proprio convincimento. Inoltre, la parte che chiama in causa un terzo soggetto, anche in assenza di una specifica domanda contro di esso, ha diritto di partecipare al giudizio per tutelare la propria posizione e di ottenere il rimborso delle spese processuali qualora la parte che ha determinato la necessità della chiamata risulti soccombente, in applicazione del principio di causazione che, unitamente a quello di soccombenza, regola il riparto delle spese di lite.