Il provvedimento di revoca di una gara pubblica, adottato prima della conclusione del contratto, è legittimo quando risulti motivato da sopravvenuti motivi di pubblico interesse, quali la necessità di ridurre e razionalizzare la spesa pubblica, la maggiore convenienza economica di un diverso sistema di realizzazione dell'opera (appalto tradizionale anziché finanza di progetto) e l'esigenza di adeguare il progetto alle mutate esigenze organizzative e gestionali del servizio pubblico da erogare. In tali ipotesi, il potere di revoca rientra nell'ampia discrezionalità riconosciuta all'amministrazione, sindacabile solo per vizi di manifesta illogicità o travisamento dei fatti, senza che sia necessaria una puntuale comparazione tra l'interesse pubblico perseguito e gli interessi privati sacrificati, atteso che i partecipanti alla gara non possono vantare alcun affidamento tutelato sulla favorevole conclusione della procedura. Inoltre, in assenza di un provvedimento di aggiudicazione definitiva, non spetta agli originari concorrenti il diritto all'indennizzo previsto dall'art. 21-quinquies della legge n. 241/1990.