Il silenzio serbato dalla pubblica amministrazione oltre il termine previsto dalla legge per l'adozione del provvedimento conclusivo di un procedimento amministrativo relativo a una domanda di permesso di costruire, in assenza di un formale e tempestivo provvedimento di diniego, determina la formazione del silenzio-assenso, con conseguente obbligo per l'amministrazione di rilasciare l'attestazione di cui all'art. 20, comma 8, del D.P.R. n. 380/2001, fatti salvi i casi in cui sussistano vincoli relativi all'assetto idrogeologico, ambientali, paesaggistici o culturali, per i quali si applicano le disposizioni di cui agli artt. 14 e ss. della Legge n. 241/1990. L'amministrazione non può, successivamente, contestare la formazione del silenzio-assenso e adottare provvedimenti di sospensione o di diniego delle opere, senza prima aver annullato in autotutela il provvedimento di accoglimento tacito. Inoltre, il parere reso dal responsabile del procedimento ai sensi dell'art. 20, comma 3, del D.P.R. n. 380/2001 ha natura endoprocedimentale e non può essere autonomamente impugnato, essendo impugnabile solo il provvedimento finale. Pertanto, l'amministrazione è vincolata alla qualificazione giuridica del parere come atto endoprocedimentale, non potendo trarne conseguenze ulteriori non consentite.