Il piano di recupero di iniziativa privata, approvato dalla Giunta comunale con procedura semplificata ai sensi dell'art. 1-bis della legge regionale n. 36/1987, senza il coinvolgimento della Regione, è legittimo nonostante la sua evidente difformità dal vigente Piano Regolatore Generale, in quanto la pianificazione di dettaglio del centro storico è rimessa alla discrezionalità dell'Amministrazione comunale, la quale può adottare piani di recupero limitati a singole porzioni del territorio senza necessità di attivare la procedura ordinaria di variante allo strumento urbanistico generale. L'approvazione della monetizzazione degli standard urbanistici, in luogo del reperimento delle relative aree, non costituisce una variante al piano di recupero ma una mera variante alle opere di urbanizzazione, rientrante nella competenza della Giunta comunale. Il rilascio del permesso di costruire al privato proponente il piano di recupero, senza la previa attivazione delle procedure espropriative sulle aree da cedere gratuitamente per standard, non determina l'illegittimità del titolo edilizio, in quanto l'Amministrazione può legittimamente acquisire le aree mediante convenzione con il privato. La mancata comunicazione di avvio del procedimento per il rilascio del permesso di costruire ai vicini controinteressati non costituisce vizio invalidante, in quanto essi non rientrano tra i soggetti cui tale comunicazione è dovuta ai sensi della legge n. 241/1990.