La confisca per equivalente può essere disposta anche nei confronti dei reati tributari di cui agli articoli 2, 3, 4, 5, 8, 10-bis, 10-ter, 10-quater e 11 del d.lgs. n. 74/2000, in quanto il profitto di tali reati, ai sensi dell'art. 322-ter c.p., non si limita al solo incremento patrimoniale derivante dal reato, ma comprende qualsiasi vantaggio economico direttamente conseguito, anche sotto forma di risparmio di spesa. Tale interpretazione, consolidata nella giurisprudenza di legittimità, si fonda sulla chiara formulazione normativa della Legge n. 244/2007, art. 1, comma 143, che estende l'applicabilità dell'art. 322-ter c.p. ai reati tributari ivi indicati, senza operare distinzioni tra il primo e il secondo comma della medesima disposizione. Pertanto, il giudice di merito, nel valutare il fumus del reato ai fini del sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente, può ritenere che operazioni poste in essere dal contribuente, quali l'accollo di debiti societari, costituiscano mere artificiose manovre volte ad eludere il fisco, configurando così il profitto del reato di dichiarazione infedele, suscettibile di confisca obbligatoria ai sensi dell'art. 322-ter c.p.