Il Comune, nell'ambito della propria potestà pianificatoria, può adottare varianti parziali al piano regolatore generale comunale (PRGC) solo entro i limiti quantitativi e qualitativi previsti dalla legge regionale, senza poter incrementare la capacità insediativa residenziale in comuni con popolazione superiore a 10.000 abitanti, né modificare la classificazione dell'idoneità geologica all'utilizzo urbanistico recata dal PRGC vigente. Pertanto, l'amministrazione comunale non è tenuta ad esaminare e accogliere istanze di privati che comportino variazioni strutturali del piano, dovendo invece limitarsi a definire, mediante variante parziale, le questioni sollevate da talune osservazioni depositate nell'ambito del procedimento di variante strutturale, senza incidere sulla destinazione d'uso dei terreni già classificati come agricoli nel PRGC approvato. La mancata valutazione di tali istanze non integra sviamento di potere né disparità di trattamento, essendo imposta dalla normativa di settore, così come il decremento complessivo delle aree a servizi determinato dalla variante parziale non deve superare il limite previsto dalla legge regionale per l'adozione obbligatoria di variante strutturale.