Cassazione penale Sez. V sentenza n. 40838 del 7 settembre 2017

ECLI:IT:CASS:2017:40838PEN

Massima

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La minaccia grave, ai fini della configurabilità del reato di cui all'art. 612 c.p., deve essere valutata avendo riguardo non solo alle espressioni verbali utilizzate, ma anche all'atteggiamento complessivo dell'agente, al contesto in cui la condotta si inserisce e all'idoneità della stessa a ingenerare timore o turbamento nella persona offesa. Pertanto, anche l'impugnazione di un'arma impropria e il tentativo di contatto fisico con la vittima possono concorrere a integrare gli estremi della minaccia grave, a prescindere dal tenore letterale delle frasi pronunciate, laddove tali elementi rendano in senso plastico la prospettiva di un danno enunciata a parole. La gravità della minaccia non si esaurisce, dunque, nella mera valutazione del contenuto letterale delle espressioni utilizzate, ma deve essere apprezzata complessivamente, tenendo conto di tutti gli elementi oggettivi e soggettivi della condotta, al fine di verificare se essa abbia effettivamente ingenerato timore o turbamento nella persona offesa.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. PALLA Stefano - Presidente

Dott. ZAZA Carlo - Consigliere

Dott. MAZZITELLI Caterina - Consigliere

Dott. MORELLI Francesca - rel. Consigliere

Dott. SETTEMBRE Antonio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
avverso la sentenza del 25/11/2016 della CORTE APPELLO di PALERMO;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere FRANCESCA MORELLI;
Udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore MARIO MARIA STEFANO PINELLI.
Il Proc. Gen. conclude per l'annullamento senza rinvio per qualificazione del fatto ai sensi articolo 612, comma 1 per intervenuta remissione della querela.
RITENUTO IN FATTO E CO…

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