Cassazione penale Sez. II sentenza n. 45659 del 13 novembre 2023

ECLI:IT:CASS:2023:45659PEN

Massima

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Il reato di truffa aggravata ai danni dello Stato (art. 640-bis c.p.) si configura quando l'agente, con artifizi o raggiri, induce in errore la pubblica amministrazione procurandosi un ingiusto profitto con danno della stessa. Tale fattispecie si distingue dal reato di indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato (art. 316-ter c.p.), che punisce la condotta di chi, mediante l'utilizzo o la presentazione di dichiarazioni o di documenti falsi o attestanti cose non vere, ovvero mediante l'omissione di informazioni dovute, consegue indebitamente, per sé o per altri, erogazioni pubbliche. Ai fini della sussistenza del reato di truffa aggravata, è sufficiente che la condotta decettiva dell'agente abbia concretamente ingannato la pubblica amministrazione, inducendola in errore e procurando così un ingiusto profitto, a prescindere dall'integrazione del reato di falso in atto pubblico. Inoltre, il concetto di "erogazioni pubbliche" di cui all'art. 316-ter c.p. ricomprende qualsiasi forma di finanziamento, contributo, sovvenzione o utilità economica erogata dalla pubblica amministrazione, a prescindere dall'entità della somma indebitamente percepita. L'elemento soggettivo del reato di truffa aggravata richiede la consapevolezza e la volontà di porre in essere la condotta fraudolenta, al fine di procurarsi un ingiusto profitto con danno della pubblica amministrazione. Tuttavia, tale elemento può essere desunto anche da elementi indiziari, quali la natura e le modalità della condotta posta in essere, senza che sia necessaria una confessione o una ammissione di responsabilità da parte dell'imputato. La concessione delle circostanze attenuanti generiche non costituisce un obbligo per il giudice, il quale può legittimamente negarle ove ritenga che il pregiudizio patrimoniale cagionato alla pubblica amministrazione, unitamente ad altri elementi di valutazione, sia di particolare gravità e ostativo al riconoscimento di tale beneficio. Analogamente, il ravvedimento post delictum, pur potendo essere valutato ai fini della determinazione della pena, non costituisce un obbligo per il giudice di concedere le attenuanti generiche. Infine, il decorso del termine di prescrizione del reato, anche in presenza di un ricorso per cassazione non manifestamente infondato, determina l'annullamento senza rinvio della sentenza impugnata per estinzione del reato.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. VERGA Giovanna - Presidente

Dott. CIANFROCCA Pierluigi - rel. Consigliere

Dott. SGADARI Giuseppe - Consigliere

Dott. RECCHIONE Sandra - Consigliere

Dott. CERSOSIMO Emanuele - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto nell'interesse di:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
contro la sentenza della Corte di appello di Bologna del 4.4.2022;
visti gli atti, il provvedimento impugnato ed il ricorso;
udita la relazione svolta dal consigliere Dott. Pierluigi Cianfrocca;
udito l'Avv. (OMISSIS), in difesa di (OMISSIS), che ha concluso per l'accoglimento del ricorso e, in subordine, per la declaratoria di intervenuta prescrizione;
letta la requisitoria del Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Pr…

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