Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 10650 del 10 marzo 2009

ECLI:IT:CASS:2009:10650PEN

Massima

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Il comportamento minaccioso e intimidatorio tenuto da un soggetto nei confronti di pubblici ufficiali nell'esercizio delle loro funzioni, anche se motivato dalla volontà di evitare la contestazione di una violazione amministrativa, integra il reato di minaccia a pubblico ufficiale di cui all'art. 336 c.p. Ciò in quanto le espressioni utilizzate, che evocano conseguenze dannose legate a presunte relazioni di parentela con esponenti di vertice delle forze di polizia, sono oggettivamente idonee a suscitare timore e a condizionare l'attività degli agenti pubblici, a prescindere dalla sussistenza o meno della violazione contestata e dalla legittimità del comportamento degli operanti. L'elemento soggettivo del reato è integrato dalla finalità di impedire l'esercizio delle funzioni pubbliche, anche qualora il soggetto agente ritenga di agire nell'esercizio di una facoltà di segnalare presunti comportamenti scorretti dei pubblici ufficiali. Il reato di minaccia a pubblico ufficiale sussiste, pertanto, quando le espressioni utilizzate, valutate nel loro contesto, risultano oggettivamente idonee a incutere timore e a condizionare l'attività degli agenti, a prescindere dalla fondatezza delle ragioni addotte dall'imputato e dalla effettiva sussistenza della violazione contestata.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DI VIRGINIO Adolfo - Presidente

Dott. GRAMENDOLA Francesco - Consigliere

Dott. COLLA Giorgio - Consigliere

Dott. CONTI Giovanni - Consigliere

Dott. PAOLONI Giacomo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

Ma. Si. Gi., n. a (OMESSO);

nei confronti della sentenza in data 1 marzo 2006 della Corte d'appello di Milano;

udita in pubblica udienza la relazione fatta dal Consigliere Dott. ((omissis));

udito il Procuratore generale nella persona del Sostituto Dott. ((omissis)), che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso.

FATTO E DIRITTO

Con la sentenza in epigrafe la Corte d&#x…

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