Il giudice di legittimità, nel valutare la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza a carico dell'indagato per il reato di partecipazione ad associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, deve effettuare un'attenta disamina delle risultanze investigative, interpretando in modo logico e coerente il contenuto delle conversazioni intercettate, anche quando esse presentino carattere criptico o cifrato. Tuttavia, nell'esaminare la sussistenza delle esigenze cautelari, il giudice è tenuto a motivare in modo più approfondito qualora l'indagato abbia dedotto elementi idonei a dimostrare l'insussistenza di tali esigenze, come la sua stabile condizione personale, familiare e lavorativa, nonché il suo effettivo ruolo marginale nell'ambito dell'associazione criminale. In tali casi, il giudice non può limitarsi a un generico richiamo ai gravi indizi di colpevolezza e agli elevati minimi edittali previsti per il reato, ma deve valutare specificamente le deduzioni difensive, esponendo le ragioni per le quali esse siano ritenute irrilevanti o insufficienti.