Il concorso del potenziale utilizzatore di fatture per operazioni inesistenti nel reato di emissione di tali fatture commesso dall'emittente è configurabile ai sensi dell'art. 110 c.p., non trovando applicazione la disciplina derogatoria prevista dall'art. 9 del D.Lgs. n. 74/2000. Ciò in quanto l'emissione e l'utilizzo delle fatture false sono condotte geneticamente connesse, essendo l'utilizzazione la naturale conseguenza dell'emissione, sicché l'emittente non può ragionevolmente agire all'insaputa del destinatario, il quale pertanto può concorrere nella condotta di emissione, ove ne sussistano i presupposti. La deroga di cui all'art. 9 del D.Lgs. n. 74/2000 mira a evitare la duplicazione sanzionatoria dello stesso soggetto per il medesimo fatto, ma non esclude la configurabilità del concorso nel reato di emissione di fatture false da parte del potenziale utilizzatore, atteso il nesso di interdipendenza tra le due fattispecie. Ai fini della valutazione del pericolo di reiterazione del reato, il giudice può legittimamente valorizzare la cospicua quantità di fatture false emesse e annotate, la rilevante entità dell'imposta evasa e la protrazione temporale delle condotte, ritenendo concreto ed attuale il rischio di recidiva, a prescindere da una lettura alternativa di tali dati da parte della difesa, ove essa non risulti decisiva ai fini del giudizio cautelare, il quale riposa sull'intensità della risoluzione a delinquere del prevenuto e sulla recente consumazione delle condotte.