Il reato di resistenza a pubblico ufficiale si configura quando l'imputato, con violenza o minaccia, si oppone all'intervento dei pubblici ufficiali che agiscono per impedire la commissione di un reato o per arrestare il suo autore. La condotta violenta dell'imputato, diretta non solo contro i pubblici ufficiali ma anche contro terzi, integra il reato di resistenza plurima, a prescindere dal fatto che le lesioni riportate dai pubblici ufficiali siano lievi. La valutazione della gravità del fatto e la concessione delle circostanze attenuanti generiche rientrano nell'esclusiva discrezionalità del giudice di merito, il quale deve tenere conto di tutti gli elementi del caso concreto, senza che la mera esistenza di precedenti penali possa costituire un ostacolo insuperabile. Il termine di prescrizione del reato di resistenza a pubblico ufficiale è quello previsto dalla disciplina codicistica previgente alla riforma del 2005, pari a quindici anni, e non il più breve termine introdotto dalla novella legislativa, in applicazione della disciplina transitoria che esclude l'applicabilità del nuovo regime ai processi già pendenti in fase di appello alla data di entrata in vigore della riforma.