Cassazione penale Sez. V sentenza n. 33790 del 1 agosto 2023

ECLI:IT:CASS:2023:33790PEN

Massima

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Il reato di atti persecutori, di cui all'art. 612-bis c.p., può essere integrato dalla pubblicazione su social network di messaggi molesti e minacciosi, anche se non direttamente rivolti alla vittima, purché idonei a creare un clima intimidatorio e ostile, compromettendone la serenità e la libertà psichica. La reciprocità di offese tra le parti, la consuetudine nell'uso di piattaforme social e l'assenza di prova di uno stato di ansia e paura in capo alle vittime non escludono la configurabilità del reato, essendo sufficiente il verificarsi di uno degli eventi alternativamente previsti dalla norma, come il grave stato di ansia. Il divieto di bis in idem non opera quando la condotta contestata nel nuovo procedimento per atti persecutori sia successiva e distinta rispetto a quella già oggetto di separato procedimento per diffamazione, anche se alcune espressioni siano state reiterate, in quanto il reato di atti persecutori ha un oggetto giuridico diverso e può concorrere con quello di diffamazione.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. VESSICHELLI Maria - Presidente

Dott. CAPUTO Angelo - Consigliere

Dott. CANANZI Francesco - Consigliere

Dott. BRANCACCIO Matilde - Consigliere

Dott. SGUBBI Vincenz - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 10/02/2022 della CORTE APPELLO SEZ. DIST. di BOLZANO;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
sentita la relazione svolta dal Consigliere Dott. SGUBBI VINCENZO;
lette le conclusioni del Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Dott.ssa PASSAFIUME SABRINA, che ha concluso chiedendo il rigetto del ricorso;
lette le conclusioni scritte del difensore di parte civile, avv. (OMISSIS), che depositato nota spese …

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