Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: La promozione e la direzione di un gruppo avente tra i propri scopi l'incitamento alla discriminazione e alla violenza per motivi razziali, etnici e religiosi, attraverso la diffusione online di messaggi, volantini, immagini e video caratterizzati dalla superiorità della razza bianca, dall'odio razziale ed etnico e dall'incitamento a commettere atti di discriminazione e violenza, costituisce il reato di cui all'art. 3, comma 3, della L. 654/1975, aggravato ai sensi dell'art. 81 c.p., art. 112 c.p., comma 1, nn. 1, 2 e 4, e art. 3, comma 1, della L. 654/1975. Tale condotta è punita anche quando realizzata attraverso l'utilizzo di pseudonimi per mascherare l'identità degli autori, la gestione di forum e sezioni web, la nomina di moderatori per regolare le discussioni e diffondere i contenuti discriminatori, nonché l'assistenza economica, tecnica, documentale e intellettiva prestata in favore del gruppo e degli utenti del sito. La massima si applica a tutti i casi in cui vi sia la promozione e la direzione di un'associazione avente finalità discriminatorie e di incitamento alla violenza, indipendentemente dalle modalità concrete di realizzazione della condotta.