Cassazione penale Sez. V sentenza n. 29764 del 25 luglio 2011

ECLI:IT:CASS:2011:29764PEN

Massima

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Il reato di furto è configurabile anche quando la cosa sottratta non appartenga in proprietà alla persona offesa, essendo sufficiente che questa ne detenga la mera disponibilità materiale, a prescindere dal titolo giuridico. Ai fini della sussistenza del dolo del reato di furto, è irrilevante che l'agente non abbia tratto un profitto patrimoniale dalla sottrazione, essendo sufficiente il perseguimento di qualsiasi interesse, anche di natura non economica. Il possesso tutelato dalla fattispecie di furto non coincide necessariamente con il possesso civilistico, ma si configura in ogni situazione di fatto in cui il soggetto eserciti un potere di fatto e autonomo sulla cosa, a prescindere dalla legittimità del titolo. Pertanto, il reato di furto può essere integrato anche nei confronti di chi detenga la cosa in modo non qualificato o abusivo, essendo sufficiente che la vittima ne abbia la mera disponibilità materiale.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CALABRESE Renato Luigi - Presidente

Dott. FUMO Maurizi - rel. Consigliere

Dott. VESSICHELLI Maria - Consigliere

Dott. LAPALORCIA Grazia - Consigliere

Dott. SABEONE Gerardo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

PA. MA. N. IL (OMESSO);

avverso la sentenza n. 5332/2006 CORTE APPELLO di MILANO, del 09/02/2010;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 12/05/2011 la relazione fatta dal Consigliere Dott. MAURIZIO FUMO;

Udito il PG in persona del sost. proc. gen. dott.ssa M. G. Fodaroni, che ha concluso chiedendo dichiararsi inammissibile il ricorso.

Udito il difensore avv. Zotti F., che …

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