Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: La continuità criminosa tra il delitto associativo di cui all'art. 416-bis c.p. e i reati-fine commessi nell'ambito del programma associativo può essere riconosciuta qualora sussistano precisi indici che connotino le condotte di reato come ricollegabili all'unitaria e originaria programmazione criminosa, in particolare la coincidenza temporale e la coerenza esecutiva tra il delitto associativo e i reati-fine, nonché l'inserimento organico di questi ultimi nel programma criminoso dell'associazione. Tali elementi devono essere accertati dal giudice attraverso un'adeguata motivazione, senza limitarsi a considerazioni di carattere meramente formale come l'eventuale assoluzione dell'imputato dal reato associativo. Ove ricorrano i suddetti indici, il vincolo della continuazione ex art. 81 c.p. può essere affermato anche qualora i reati-fine siano stati originariamente contestati come corollario di una diversa articolazione associativa rispetto a quella accertata.