Cassazione penale Sez. II sentenza n. 28831 del 21 giugno 2018

ECLI:IT:CASS:2018:28831PEN

Massima

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La falsa attestazione dell'esistenza in vita di un soggetto deceduto, al fine di riscuotere indebitamente la pensione a lui intestata, integra il reato di falso e di truffa, anche quando il pagamento sia avvenuto in favore di persona diversa dal truffatore, purché sussista un nesso di causalità tra il raggiro e il danno patrimoniale subito dall'ente erogatore, il quale è esposto al rischio di dover nuovamente adempiere nei confronti degli effettivi aventi diritto. L'innocuità del falso, che escluderebbe la rilevanza penale, ricorre solo quando l'infedele attestazione sia del tutto irrilevante ai fini del significato dell'atto e del suo valore probatorio, senza incidere sulla sua funzione documentale; circostanza che non ricorre nel caso in cui il falso abbia indotto in errore il pubblico ufficiale. Inoltre, il dolo del reato di falso è integrato dalla consapevolezza, in capo all'agente, dell'avvenuto decesso del titolare della pensione, non essendo necessaria la prova di una specifica volontà di arrecare danno.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CERVADORO Mirella - Presidente

Dott. DE SANTIS ((omissis)) - Consigliere

Dott. FILIPPINI Stefano - rel. Consigliere

Dott. PARDO Ignazio - Consigliere

Dott. DI PISA Fabio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
avverso la sentenza del 21/10/2016 della CORTE APPELLO di MESSINA;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dott. FILIPPINI STEFANO;
Udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Dott. LIGNOLA FERDINANDO, che ha concluso per l'inammissibilita'.
RITENUTO IN FATTO
1. Con sentenza in data 21.10.2016 la Corte di appello di Messina confermava la sentenza del Gup del Tribun…

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